Il radon è un gas inerte e radioattivo di origine naturale, derivante dal decadimento del radio, a sua volta parte della catena di decadimento dell’uranio. Tra i suoi isotopi, il più stabile è il radon-222, che decade rapidamente emettendo particelle alfa. Invisibile, inodore e insapore, il radon rappresenta un pericolo per la salute umana, in particolare per il rischio di tumore al polmone associato alla sua inalazione.
Che cos’è il radon e come si misura
La concentrazione di radon si misura in Becquerel per metro cubo (Bq/m³), unità che rappresenta il numero di decadimenti radioattivi al secondo in un metro cubo d’aria. Questo gas, considerato un potente cancerogeno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è classificato nel Gruppo 1 delle sostanze cancerogene per l’uomo.
Dove si trova il radon?
Il radon è presente ovunque nella crosta terrestre, specialmente nel suolo e nelle rocce, e può infiltrarsi negli edifici attraverso fessure nei pavimenti e pareti, materiali da costruzione o impianti. Nei luoghi chiusi, come case, uffici e scuole, la concentrazione di radon può aumentare significativamente rispetto all’esterno, dove si disperde più facilmente.
Materiali edili come il tufo o altre rocce vulcaniche rappresentano ulteriori fonti di radon negli ambienti domestici. Anche l’acqua potabile, sebbene in misura minore, può contenerlo e contribuire all’esposizione umana.
Effetti del radon sulla salute
Il radon è responsabile di circa il 50% dell’esposizione complessiva della popolazione alle radiazioni ionizzanti. Quando inalato, i suoi prodotti di decadimento si depositano nelle vie respiratorie, emettendo particelle alfa che possono danneggiare il DNA delle cellule polmonari, aumentando il rischio di tumore.
Questo rischio è particolarmente elevato nei fumatori, per i quali il radon agisce come un fattore moltiplicatore del danno.
Normativa e valori di riferimento sul radon
In Italia e in Europa, la normativa sul radon è stata aggiornata per ridurre i rischi associati alla sua esposizione:
- Abitazioni: L’OMS raccomanda un limite di 100 Bq/m³, mentre la direttiva europea impone un massimo di 300 Bq/m³.
- Luoghi di lavoro: il Lgs. 101/2020 fissa un limite di 300 Bq/m³, sopra il quale è obbligatoria una valutazione approfondita e l’adozione di misure di mitigazione.
Come ridurre il radon negli ambienti chiusi
Eliminare completamente il radon non è possibile, ma esistono tecniche efficaci per ridurne la concentrazione:
- Depressurizzazione del suolo: Installare pozzetti di raccolta collegati a ventilatori che espellano il gas all’esterno.
- Pressurizzazione degli edifici: Incrementare la pressione interna per ostacolare l’ingresso del gas.
- Migliorare la ventilazione: Favorire un ricambio d’aria costante riduce i livelli di radon indoor.
Per le nuove costruzioni, è essenziale adottare criteri progettuali anti-radon, come sigillature adeguate e vespai ventilati.
Progetti e iniziative contro il radon
A livello internazionale, l’OMS ha promosso progetti come il WHO Handbook on Indoor Radon, mentre in Europa è stato lanciato il programma Radpar per la prevenzione e il risanamento. In Italia, il Piano Nazionale Radon (PNR) guida le azioni di monitoraggio e riduzione del rischio, con il supporto di istituzioni come l’Istituto Superiore di Sanità e le Regioni.